Nel momento in cui si intensificano gli attacchi alla Polonia da parte dei politici tedeschi che combattono per i diritti umani[1] in Polonia e l’azione di accusare i «mitici» nazisti senza nazionalità dello scoppio della seconda guerra mondiale, è nostro dovere ricordare i nostri antenati che sempre accusavano i tedeschi di essere gli oppressori della nazione polacca e di aver causato la guerra e hanno il sangue polacco sulle loro mani.
Le repressioni contro i polacchi furono adottate dai tedeschi fin dall’inizio della Seconda guerra mondiale. Dopo la fine della campagna di invasione della Polonia, nell’autunno del 1939 i tedeschi iniziarono il dettagliato piano di distruggere la nazione polacca. Sulla base della pubblicazione di Czesław Łuczak “Dzień po dniu w okupawaniej Wielkopolsce i Ziemi Łódzkiej (Kraj Warty)[2], Poznań 1993, vale la pena di presentare solo alcune delle “strutture” introdotte dall’occupante tedesco per la lotta per i “diritti umani” in Polonia.
Il 22 novembre 1939, il comandante superiore delle SS e della polizia del Wartheland emise un “ordine speciale” riguardante l’obbligo di effettuare una perquisizione personale dei polacchi, che soggiornavano nei campi di reinsediamento. Tre giorni dopo l’Ufficio Politico-Razzista della NSDAP ha completato un «memoriale» sull’argomento: «trattando la popolazione degli ex territori polacchi secondo criteri razziali-politici». Essa prevedeva tra l’altro l’espulsione dei polacchi dalle terre incorporate al Reich e l’insediamento dei tedeschi al loro posto, limitando il tasso di natalità dei polacchi e mantenendo i polacchi nel livello istruttivo basso[3]. Il 3 dicembre 1939 le autorità statali del Reich tedesco decisero di pagare solo i dipendenti di nazionalità tedesca per giorni di ferie durante le vacanze di Natale. D’altra parte, il governatore del Reich nel Wartheland, Arthur Greiser, ha emesso un decreto per il salario dei lavoratori polacchi a partire dell’11 dicembre solamente l’80% dello stipendio di base secondo le norme di Reich. Allo stesso tempo egli accettava l’esecuzione delle condanne a morte dei polacchi per decapitazione[4]. Prima di Natale (cioè il 24 dicembre), le autorità centrali del Reich tedesco introdussero nel distretto di Poznań una legge della riserva tedesca che escludeva le persone di nazionalità polacca dall’esercizio di incarichi ufficiali[5].
Il 20 marzo 1940, su molte panchine dei parchi e sulle strade di Poznan, per ordine delle autorità tedesche, fu dipinta un’iscrizione: «Nur fϋr Deutsche». (cioè Solo per i tedeschi). Significava la proibizione per i cittadini di nazionalità polacca appoggiarsi a essi[6].
Gli esempi di cui sopra sono solo una piccola parte della “lotta per i diritti umani” condotta dagli occupanti tedeschi nella Polonia occupata. Va ricordato che i polacchi di allora erano considerati «subumani», il fatto che fortemente moderava le tendenze legislative naziste.
Krzysztof Żabierek
trad. JB
[1] Vengono formulate le accuse di smontare lo stato di diritto e adesso contra la limitazione del diritto all’aborto.
[2]Giorno dopo giorno nella occupata Polonia Maior e provincia di Łódź (Wartheland)
[3] Cz. Łuczak, Dzień po dniu w okupowanej Wielkopolsce i Ziemi Łódzkiej (Kraj Warty), Poznań, 1993, 48-49
[4] Ib. 43-44.
[5] Ib. 47.
[6] Ib. 63.
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